ANCONA Per due anni avrebbe sottratto indebitamente denaro alla casa di cura Villa Igea di Ancona, di cui era direttore amministrativo. Proprio grazie al suo ruolo, nessuno ha mai sospettato nulla, fino a che, in sede di revisione di bilancio, è emerso un buco inspiegabile.
Le indagini
Le indagini coordinate dal pm Ruggiero Dicuonzo si sono orientate subito sul 48enne abruzzese, residente a Chieti, considerato responsabile di un vorticoso giro di denaro che usciva illecitamente dalla struttura per confluire nel conto corrente dell’imputato, perfino sulle carte prepagate intestate a due rom. Ieri è arrivata la sentenza del tribunale che ha condannato il manager infedele a 3 anni di reclusione per appropriazione indebita aggravata e continuata, a 3mila euro di multa e ad una provvisionale di 100mila euro in favore della Labor Spa, società proprietaria di Villa Igea, che si è costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Scaloni e ha chiesto un risarcimento danni da 450mila euro a fronte di ammanchi calcolati in 360mila euro.
Le contestazioni
Sono 5 gli episodi contestati al manager abruzzese: tra i più gravi, i 3 assegni circolari che, senza autorizzazione, si era fatto consegnare da una banca, due dei quali intestati - a loro insaputa - all’amministratore delegato e ad un medico, all’epoca legale rappresentante di Villa Igea.
Sempre secondo l’accusa, avrebbe falsificato il suo contratto in modo da beneficiare di un bonus da 17.500 euro non concordato con la direzione. Per operare nell’ombra, avrebbe dato ordine ai suoi uffici di non rendicontare più i prelievi di cassa ogni giorno, ma mensilmente. E sarebbe arrivato perfino a creare una società ad hoc, con ragione sociale simile alla Labor Srl, per indurre in errore gli impiegati della banca e incassare indebitamente un assegno da 6mila euro. Scoperto il raggiro, è stato licenziato da Villa Igea, quando ormai aveva lasciato alle sue spalle le casse dilapidate.