Ancona, la comunità ebraica chiede spiegazioni al rettore

Marco Ascoli Marchetti
Marco Ascoli Marchetti
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 13:58

ANCONA La reazione è immediata. Marco Ascoli Marchetti, presidente della Comunità ebraica di Ancona, è seduto in platea, al teatro delle Muse, quando Gianluca Ferri, il rappresentante del Consiglio studentesco della Politecnica, esprime solidarietà alla popolazione palestinese, srotola sul leggio il tricolore con tre strisce orizzontali uguali - nero, bianco e verde - sovrapposte da un triangolo rosso, e parla di «genocidio che avviene nel silenzio». Chiede, come fosse un imperativo, l’immediata interruzione dei rapporti con le università israeliane.  Ascoli Marchetti, che lo scorso anno, appena eletto, s’era preso l’impegno di «rendere la Comunità ebraica, sempre di più, una seconda famiglia per i suoi iscritti», da capopopolo subito scrive al rettore Gian Luca Gregori per ricucire lo strappo che s'è appena consumato.

L’aveva annunciato all’inizio del suo mandato, che avrebbe lavorato «per la coesione e l’unità». Il senso della sua missiva potrebbe essere una conferma di quel concetto. Con un laconico «non intendo esprimermi finché il rettore non avrà dato seguito alla mia lettera», mette in attesa qualsiasi aspettativa. Sull’altro fronte, quello dell’ateneo dorico, la formula pare ripetersi: pausa di sospensione. Un dettaglio di cronaca: Ascoli Marchetti è autore del libro, “Yiddish anconetano”, in cui descrive parole, aneddoti e personaggi della sua gente. Un viaggio nei secoli, per valorizzare una storia che è identità. «La nostra è una Comunità piccola - aveva premesso - ma estremamente variegata, anche se con sempre meno giovani».

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