Carlo Carboni, sociologo e già docente di Sociologia economica all’Università Politecnica delle Marche: le ultime consultazioni elettorali hanno visto prevalere il partito dell’astensionismo. Un trend che potrebbe peggiorare nel voto per le Europee: qual è la causa di questa disaffezione?
«L’astensionismo dipende dalla qualità dell’offerta politica e, sul lungo periodo, dalla deriva politica a cui si aggiunge la scarsa fiducia verso i partiti».
Come si inverte la rotta?
«Il mio invito alla politica è di iniziare a discutere seriamente di queste elezioni Europee, piuttosto che di candidature. La politica deve rendere interessante questa consultazione, facendo capire ai cittadini quanto importante e delicato sia questo momento per l’Europa».
Il rinnovo del Parlamento europeo è tradizionalmente visto (a torto) come molto distante dalla quotidianità delle persone: come convincere i cittadini che non è così?
«Ci deve essere un’opinione pubblica di qualità e arricchita. Bisogna fare un appello affinché i cittadini si rechino al voto».
Basterà?
«L’astensionismo riflette un disimpegno sociale alla partecipazione alla sfera pubblica.
Abbiamo fatto l’Europa, ora facciamo gli europei.
«L’Europa necessita di una politica estera e di una difesa comune, ma anche di una politica sanitaria condivisa, di una convergenza in politica fiscale, di una big tech europea. Questa è la via per dare concretezza a un traguardo di unità federale. Ma l’Europa manca di coraggio».
Se si scende sotto la soglia (non così lontana) del 50% di votanti, ha ancora senso parlare di democrazia?
«C’è un’involuzione dovuta sia alla classe dirigente che a noi stessi. Speriamo nelle nuove generazioni».